toro

Toro, il Déjà vu dei finali di partita

Giacomo Zanetello
Il Toro sforna un’ottima prestazione contro il Milan, giocando da grande e mettendo sotto per buona...

Il Toro sforna un’ottima prestazione contro il Milan, giocando da grande e mettendo sotto per buona parte del match i più quotati rossoneri. È perciò ancora più forte il rammarico per non essere riusciti a cancellare quel record negativo, che vede i granata incapaci di sconfiggere il Diavolo da quasi 12 anni (novembre 2001).

LA CHIAVE DEL MATCH – Mister Ventura imposta perfettamente la partita, sapendo che contro i rossoneri, con Balotelli e Kaká in avanti, ci sarebbe stato molto da soffrire. Il Toro si presenta perciò molto accorto in fase difensiva, pronto a ripartire e fare male agli avversari in contropiede, grazie alla rapidità del duo d’attacco formato da Cerci e Immobile. Col passare dei minuti poi, i granata acquistano sempre più fiducia, controllando il possesso per buona parte del primo tempo e cercando di addormentare la manovra dei milanesi. In tutto il primo tempo il Milan riesce ad effettuare appena 4 tiri (come il Toro), 2 soli dall’interno dell’area di rigore. Nessuna conclusione nella prima frazione di gara per Mario Balotelli, il giocatore della Serie A che calcia più spesso a rete.Con grande sorpresa per chi si aspettava tutt’altra partita da parte dei rossoneri, all’intervallo il possesso palla delle due squadre è quasi equivalente: 48% per il Torino, 52% per il Milan. Robinho in tutta la partita è riuscito a giocare un solo pallone nell’area del Torino, altro dato che dice molto su come si sia sviluppata la gara.

RIENTRO FOLGORANTE – Il Toro rientra in campo dopo l’intervallo carichissimo, e con Danilo D’Ambrosio trova sotto la Maratona il gol del meritato vantaggio. Il laterale granata, oltre al gol, mette a referto un’ottima prestazione, in particolare per quanto riguarda la fase offensiva, con 3 cross effettuati e 5 dribbling tentati (2 riusciti). La concorrenza del nuovo arrivato Pasquale pare averlo motivato ancora di più. Al 70° esce l’attesissimo Kaká, neutralizzato a dovere dal pacchetto arretrato del Torino: per lui due tiri, un’occasione creata con un suo passaggio, ed appena due palloni giocati nell’area granata.

IL RADDOPPIO DI CERCI – Con il Milan costretto a rincorrere, il Toro ha potuto sfruttare al meglio la sua arma in più, e così con una fuga di Cerci illuminato da Immobile ha trovato il raddoppio. Alessio Cerci sembra avere già ritrovato la migliore condizione: vera bestia nera per l’incerottata retroguardia rossonera, l’esterno di Valmontone ha collezionato un gol, l’assist vincente in occasione del primo gol, 4 tiri totali e 5 dribbling tentati. Partite come questa risultano perfette per uno con le sue caratteristiche: uno che ama partire largo e sfruttare gli ampi spazi lasciati dagli avversari. In gare come questa il numero 11 granata può giocare nella stessa maniera in cui giocava nel 4-2-4 dello scorso anno; resta ancora da capire se sia in grado di fare la secoda punta in situazioni differenti, ovvero quando il Toro è costretto ad attaccare e la retroguardia avversaria si presenta ben chiusa.

I FINALI DI GARA – Su quanto successo negli ultimi minuti, come avvenuto anche in passato non voglio fare polemica in questa rubrica: in questo spazio si vuole analizzare l’incontro interpretando le statistiche della gara, sotto diverse chiavi di lettura. Restano perciò alcune considerazioni da fare: al di là dei due gol, negli ultimi 20 minuti il calo del Toro e la sofferenza in fase difensiva sono apparse evidenti, e solo un miracolo di Padelli ha impedito a Balotelli di accorciare già pochi minuti dopo il raddoppio granata. E quella che è stata una costante della scorsa stagione, rischia di diventare routine anche nel campionato appena iniziato. Nel 2012/13 sono stati 21 i gol subiti nell’ultimo quarto d’ora, 24 i punti persi da situazione di vantaggio: due primati negativi che il Toro non può e non deve ripetere. Senza entrare in questioni che riguardano la tenuta atletica, ai granata sembrano mancare la mentalità da grande squadra, l’astuzia e l’esperienza per gestire certi momenti. Serve un miglioramento anche sotto questi aspetti per iniziare a togliersi qualche piccola grande soddisfazione, come battere il Milan dopo 12 anni.

Giacomo Zanetello

Dati forniti da Opta –