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Toro: la corsa all’Europa, il derby e quelle voci destabilizzanti create…ad hoc

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Tocco di Mano / Rieccoci qui: come ogni anno, come se nulla fosse, neanche a farlo apposta...
Manolo Chirico

Ci risiamo. Momento molto delicato per la squadra granata, fase concitata della stagione. In fondo al tunnel ci sono luci e musichette da brivido. Sono quelle dell'Europa League, le stesse che tutto il popolo del Toro non vede l'ora di rivedere e di riascoltare.

Domenica la squadra dovrà andare in campo per giocare il cosiddetto lunch-match: partita tradizionalmente indigesta ai granata. Un'eventuale flop, spegnerebbe ogni forma di entusiasmo, interromperebbe di fatto e con largo anticipo la corsa verso il sesto posto. E poi c'è anche il Derby, non quello dei poveri, ma il più antico d'Italia.

Il Toro di Ventura è al lavoro, pronto a giocarsi tutte le proprie carte fino in fondo. Senza risparmiarsi, il gruppo crede nell'ennesimo miracolo sportivo: quel sesto posto in classifica che - appunto - darebbe ai granata la possibilità di disputare la prossima edizione dell'Europa League. In pista, pronte a scaldare gomme e motori, ci sono compagini più attrezzate e - forse - anche più blasonate. 

Il gruppo ha bisogno di sostegno, calma e concentrazione massima. E così, dopo che per mesi nessuno ne aveva più parlato, dopo che per mesi era finito nel dimenticatoio - nonostante le molteplici imprese sportive - ecco che ai più si accende nel cervello quella piccola spia di color granata. ''Ah giusto, c'è anche il Toro''. Quello che hanno vinto al San Mamés - per noi - ''Quelli che devono vendere Darmian, Bruno Peres, Maksimovic e Glik'' - per gli altri, gli stessi che prima se l'erano dimenticato. Gli stessi che si dimenticano sempre le parole del presidente Cairo, quando ancora recentemente ha ribadito che il Torino non ha alcuna esigenza di vendere nessuno dei suoi calciatori. 

Ci risiamo. Come ogni anno. Era successo con Bianchi, quando la squadra doveva chiudere il prima possibile il discorso salvezza. Era successo nella passata stagione, con i casi Cerci e Immobile, proprio mentre il Toro provava a risalire la china, sperando di riuscire a qualificarsi per l'Europa League. E come impongono logica e coerenza (detto con ironia e senza voler offendere nessuno, sia chiaro), le stesse voci destabilizzanti tornano a bussare dalle parti di via Arcivescovado anche ora.

D'altronde il gruppo ha bisogno di serenità, sostegno, tranquillità. E quale modo migliore può esserci, se non quello di anticipare forzatamente gli scenari futuri, evitando qualsivoglia discorso legato al calciogiocato? 

Il Toro deve soltanto pensare al campionato, a queste ultime gare. La squadra ha bisogno di sentire attorno a sé un ambiente amico, compatto, pronto a sostenerlo a prescindere dalle voci di corridoio, dalle scelte dei procuratori, dalle indiscrezioni di mercato. 

E invece rieccoci qui a commentare le solite voci destabilizzanti create ad hoc:come ogni anno, come se nulla fosse, neanche a farlo apposta...