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Altro che usato garantito, Emiliano Moretti a 37 anni suonati è ancora un pilastro di questo Toro. Sono almeno 3 anni che il ciclo si ripete: si discute del rinnovo, poi Moretti firma per un altro anno come a voler dire "questa è l'ultima", e inevitabilmente diventa titolare. E non di certo per mancanza di alternative, visto che Moretti ha scalato le gerarchie lasciando dietro Bremer, Djidji e - in attesa del rientro - Lyanco. Non solo leadership e carattere da vendere, Emiliano si fa sentire in campo e il reparto a tre beneficia della sua esperienza. Quel reparto a tre di cui Moretti è specialista, e in cui ha raggiunto picchi di rendimento altissimi con il Torino di Ventura.
AFFIDABILITÀ - Tecnici diversi, ma sempre la stessa storia: Moretti è una garanzia e tutti gli allenatori fanno affidamento su di lui. Anche in queste prime partite ha risposto presente, con prestazioni che non possono che confermare la necessità di averlo in squadra. L'intelligenza tattica e l'eleganza in chiusura e in impostazione lo rendono insostituibile al fianco di Izzo e Nkoulou. I primi tre clienti non sono stati tra i più semplici: prima ha fermato due funamboli come Ünder e Politano e ieri un corazziere come Petagna, ingaggiando un duello corpo a corpo senza esclusione di colpi. Petagna alla fine non ha segnato e il Toro ha tenuto la rete inviolata per la prima volta in campionato.
REPARTO - I meccanismi difensivi del Torino iniziano a funzionare. Ad esclusione del primo tempo a San Siro completamente sbagliato, il Toro ha sempre dato impressione di essere una squadra solida e gran parte del merito va al pacchetto arretrato. Izzo, Nkoulou e Moretti si intendono a meraviglia, e quindi Mazzarri può aspettare con calma Djidji, ma soprattutto i promettentissimi Bremer e Lyanco: i brasiliani dovranno impegnarsi per trovare posto, perché Moretti, nonostante tutto, è una garanzia.
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