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Toro, l’attacco piange

Federico Danesi

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"Proviamo a fare un giochino che può lasciare il tempo che trova ma ci pare sintomatico. Perché fatte le debite proporzioni tra i due campionati, c’è un attacco del Toro (o che del Toro è stato anche di recente) che funziona bene e un altro che stenta clamorosamente.

"IL PIATTO PIANGE - Basta mettere a raffronto le cifre: Giulio Ebagua con il Varese è andato a segno già sei volte, Gianmario Comi con quello messo a segno ieri sera a Bari, decisivo ancora una volta come tutte le sue reti stagionali per la Reggina, è salito a quota quattro in appena poco più di 600 minuti giocati. Tutto quello che sino ad oggi ha messo assieme Rolando Bianchi. Più Sgrigna, Meggiorini e Sansone, i tre con lui deputati a buttarla dentro ancora prima degli altri, fa complessivamente sei ossia il minimo sindacale.

"I NUMERI DEGLI ALTRI - Cifra che stride soprattutto se rapportata a quella di altre di A, non solo quelle che comandano. Perché senza stare a scomodare Lamela e Osvaldo che insieme hanno timbrato 14 volte il cartellino (più Totti siamo a 18), Milito e Palacio che ne hanno segnati 10 (e con Cassano si sale a 15), Cavani e Hamsik che sono a 12 o ancora Quagliarella e Giovinco (più Vucinic) con 12 e Pazzini-El Shaarawy con 13, persino il duo Giardino-Diamanti a Bologna è stato maggiormente prolifico visto che viaggia con otto marcature. Come i trio Bergessio-Barrientos-Lodi (che pure punta non è) in quel di Catania.

"TANTE SOLUZIONI - E’ un Toro stitico, almeno sotto porta, spesso salvato dalle reti dei suoi difensori come hanno dimostrato Glik prima e D’Ambrosio poi nelle ultime uscite. Ma è anche un Toro che, bisogna dirlo, sino ad oggi le ha provate davvero tutte. Tranne Diop, che Giampiero Ventura ha deciso di preservare almeno sino a nuovo ordine, ché buttarlo nella mischia con il rischio di bruciarlo è rischio da non correre considerandolo allo stato attuale un capitale.

"Federico Danesi

"(foto M.Dreosti)