Non è difficile perché ti chiami Salvatore Masiello, ma semplicemente perché hai troppi pesi da portarti sulle spalle. Non ce ne vorrà il ragazzo di Napoli, eppure ci pare chiaramente l'emblema di quella che è la situazione chiara nel Toro di oggi, con troppi giocatori sospesi tra presente e futuro.
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Toro, Masiello simbolo di un futuro incerto
VENTURA-BOY - In più per lui c'è il fardello, nemmeno troppo leggero, di essere uno dei 'Ventura Boys' e ogni volta gli viene rinfacciato come un marchio di fabbrica. Difficile essere decisivo in un Toro che, per essere onesti, è dai tempi di Roberto Policano che non trova un esterno sinistro degno di questo nome, visto che dopo di lui si sono alternate molte mezze figure ma nessuno che potesse far signora e presagire gran futuro.
ICONA IN SCADENZA - Masiello come icona dunque. Perché è uno dei tanti con contratto in scadenza senza che nessuno sino ad oggi gli abbia saputo o voluto dire quello che sarà il suo destino dal 1° luglio in poi. Ma anche perché fino a quando i risultati arrivano si sta anche poco a guardare al singolo se c'è una squadra da applaudire. Quando però lui non copre a dovere, Meggiorini continua a fare il centrocampista aggiunto, Barreto viaggia ad intermittenza, allora ci si ricorda che in fondo l'ha sempre e solo voluto Ventura.
PROBLEMA DI INTERPRETI? - Ora, qui non è in discussione il modulo, che pure ha dimostrato anche ieri di avere basi solide per fare male (agli altri), ma semplicemente i suoi interpreti. Soprattutto se la scelta di Masiello in campo significa anche far stare automaticamente fuori D'Ambrosio che rendimento alla mano ha dimostrato di poter fare meglio. Sullo sfondo, è bene ricordarselo, c'è anche il possibile ritorno di Rubin che in fondo è in comproprietà a Siena e soprattutto sta disputando un girone di ritorno decisamente solido. Ma soprattutto c'è la crisi d'identità di una squadra che tra mille dubbi legati al futuro rischia di perdersi.Federico Danesi(foto M.Dreosti)
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