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Striscioni, cori e applausi: così Mihajlovic si è preso il “Grande Torino”

Nicolò Muggianu

Focus on / Durante il match contro il Sassuolo il pubblico si stringe attorno al tecnico: il futuro è insieme

I tifosi promuovono Sinisa Mihajlovic. Cori, striscioni, ringraziamenti: sono bastati dodici mesi all’allenatore serbo per conquistare una piazza esigente, passionale che da sempre chiede solamente di essere rispettata e compresa. “Sinisa cuore Toro”, “Sinisa non mollare, in Europa ci devi portare”. I tifosi hanno scelto da che parte chierarsi: da quella di chi ha il carisma e la personalità per rappresentarli. Quegli striscioni non mentono: il futuro europeo passa anche dalla permanenza di Miha in granata. Una reazione matura e equilibrata per una tifoseria che ha imparato dai suoi errori e ha capito che, per costruire un futuro stabile, sono necessarie fondamenta solide e adeguate. Non servono a nulla dunque le contestazioni: la stagione è stata piuttosto in chiaroscuro e non ha certo rispettato le aspettative della vigilia, ma si sà, non c'è voluto un giorno per costruire Roma. Allo stesso modo il Torino sta cercando, tassello dopo tassello, di costruire il proprio capolavoro tramite la programmazione.

Per dare una sterzata al progetto di crescita sarà però fondamentale non smantellare ciò che di buono si è fatto quest'anno. La piazza lo sa bene, ed ecco spuntare striscioni e cori a riguardo con la Maratona che chiede a gran voce la permanenza di giocatori come Belotti e Baselli. Europa, mercato, investimenti: la stessa tifoseria che un anno fa aveva “esonerato” Ventura (“L’avventura è finita, grazie mister" n.d.r.) ora fa capire al presidente Cairo quanto sia fondamentale costruire un Toro intorno a Mihajlovic. Personalità, carisma e l'appeal internazionale sono i pezzi forti del tecnico che rappresenta, nell'immaginario collettivo granata, il traghettatore giusto in grado di trasmettere gli ideali del Torino.

Dopo alcune settimane turbolente i tifosi hanno risposto presente contro il Sassuolo, dando dimostrazioni di affetto a giocatori e allenatore: “Non me lo aspettavo - ha esordito Miha nel post-partita - Mi ricordo che quando giocavo si andava sotto la curva se si raggiungevano gli obiettivi, non se non si vince nulla. Ci sono andato lo stesso perchè mi hanno chiamato, è stato meraviglioso. Il raggiungimento dell'Europa il prossimo anno però non dipende solo da lui: “Io sono l’allenatore e alleno chi ho a disposizione. Ora quel che riusciremo a fare dipende dal mercato". L'obbiettivo è chiaro: costruire un Toro che possa essere come il suo allenatore. Il mister piace perché è sincero (a volte troppo) e perché ha una mentalità vincente. Perché non ha paura di un passato ingombrante né di esporsi. Non ha conquistato l’Europa Mihajlovic, è caduto, ha saputo rialzarsi, chiedere scusa, lottare e ripartire. Lo ha fatto senza cercare alibi, senza puntare il dito, sintomo di una maturità in crescita, e presagio di un roseo futuro. Il Torino ricomincia dunque da qui, dal suo traghettatore, uomo che è riuscito a mettere d'accordo una piazza esigente con grinta, rispetto e comprensione.