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Rimane solo l’amaro in bocca per l’occasione sciupata, senza alibi cui aggrapparsi. Perché contro il Livorno non c’è nessuna decisione arbitrale dubbia o palesemente sbagliata cui imputare, anche solo in minima parte, il deludente risultato finale. Anzi, l’episodio più contestato è il rigore a favore, anche se non si capisce l’origine di tanta polemica livornese su un penalty che è sembrato solare. RIGORE NETTO – Partiamo dalla fine, quindi, dell’ottima direzione di gara di Valeri di Roma. Sulla girata mancina di Cerci da dentro l’area il tocco di mano di Rinaudo è evidente. Tanto evidente da sembrare una parata e la reazione dello stesso difensore amaranto sottolinea l’evidenza del fallo: nessuna protesta e uscita dall’area a testa bassa. SIMULAZIONE – In una gara povera di episodi e neanche tanto difficile da arbitrare per il fischietto romano, si possono analizzare i due gialli comminati al Toro. Qualche dubbio sulla simulazione di Immobile: sicuramente il contatto con Rinaudo non è sulle gambe, ma il difensore labronico sembra toccare con il braccio l’attaccante granata. L’ammonizione per simulazione è forse un po’ severa, ci poteva stare il non fischio e basta. Per la cronaca anche Emeghara si vedrà sventolare un giallo per simulazione. GIALLO PESANTE – Poi c’è l’ammonizione a Vives che, diffidato, salterà la gara di domenica sera contro la Roma. Anche in questo caso Valeri non sbaglia, perché il fallo tattico del centrocampista si Sant’Anastasia merita decisamente l’ammonizione. Un giallo che appunto si rivelerà pesantissimo nell’ottica dello scontro con la capolista in posticipo all’Olimpico di Torino.
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