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- Redazione TORONEWS
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Abbiamo detto del Toro degli ex (e sappiamo di chi) e degli "ez" (Sanchez Mino, Martinez, Perez, e Bruno Peres honoris causa), ora occhio... al fattore "EL".
El come El Kaddouri: è arrivato il momento che il nostro ''Sultano Berbero'' si renda conto che deve fare il salto di qualità. Con gli attaccanti ancora in rodaggio, Ventura lo ha schierato due volte, con il compito di occupare una posizione delicatissima in campo. Il ragazzo ci sa fare, ha piedi buoni e qualcuno in passato si era azzardato a paragonarlo al miglior Hamsik e a Zidane. Il ragazzo è anche orgoglioso, a lui questi accostamenti non piacciono ("Io sono solo El Kaddouri", aveva dichiarato), ma ora è il momento di capire se abbiamo davanti un discreto giocatore, forte tecnicamente ma discontinuo, o un campione. Si dia una mossa, questa è la sua annata decisiva.
El vuol dire anche Europa League. Meritata quanto vogliamo, è però arrivata come un regalo: godiamocela come tale. Non carichiamoci di aspettative, anche se il girone è abbordabile e il passaggio di turno è alla nostra portata. La squadra è ancora un cantiere aperto e l'Europa deve continuare a servire a Ventura per provare uomini e schemi. Non a caso Gillet la partita da titolare in campionato se l'è guadagnata dopo la bella prova col Bruges. Una maglia per un campionato da protagonista la cerca anche Amauri, che ce la sta mettendo tutta per farsi amare dai tifosi ma al quale manca un elemento fondamentale per fare breccia: il gol. Il Copenaghen arriva al momento giusto per cancellare quel pesante zero nella casella reti fatte.
El come... QuagliarELla. Okay, forziamo la mano, ce ne rendiamo conto, ma come si fa a non spendere due parole per il nostro bomber di Castellammare? Un dato, conti quel che conti, da prendere solo come buon augurio. Nelle prime cinque giornate di campionato ha fatto due gol; Immobile, allo stesso punto della scorsa stagione, era ancora a zero. Lo sappiamo, non vuol dire nulla. Però, al momento, è un piacere ricordarlo.
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