Alberto Paleari si è confidato ai microfoni del Torino FC, svelando anche gli aspetti più personali della sua vita. Dalle giovanili del Milan, passando per gli anni al Cittadella fino all'esordio in maglia granata. Amore per la famiglia, passione per la cucina, dedizione allo studio e tanta umiltà: tutto su Paleari.
LE VOCI
Toro, Paleari: “L’esordio in maglia granata la gioia più grande della mia vita”
Raccontaci le tue sensazioni di questo primo periodo in granata, soprattutto le emozioni del ritorno tra i pali in Serie A..."Grandissime emozioni, sono estremamente felice di essere qua in questa squadra con una storia gloriosa, in una città importante dopo quattro anni che la serie a la vedevo solo alla televisione. Essere qui per me è veramente un onore, sono veramente felice di essere qui".
Portiere per vocazione? "Inizialmente facevo il terzino, da piccolo chiaramente quando hai cinque, sei anni può succedere di cambiare ruolo. In una partita, nel primo tempo ero in panchina, nel secondo tempo si fece male il portiere che giocava nella nostra squadra, il Mister si girò chiedendo chi volesse andare in porta e andai io. Da lì la porta non la lasciai più. L’arbitro a fine partita mi disse che avevo delle capacità e allora dopo essere andato a casa e averlo spiegato alla famiglia è iniziato il mio percorso in porta".
Dopo un percorso nelle squadre dilettantistiche milanesi l’approdo nelle giovanili del Milan fino a diventare il terzo portiere con Allegri. Quell’anno fu scudetto, difficile un esordio migliore..."Si, probabilmente impossibile. Tutta la trafila delle giovanili mi hanno insegnato a dare rigore e mentalità, poi chiaramente la prima squadra è un altro discorso, è avere a che fare con tanti campioni, tra Ronaldinho, Robinho, Ibrahimovic, qualcosa quasi di impensabile per la mia giovane età. Me la sono vissuta da diciassettenne, quindi con uno spirito più "frizzantino" e fugace, adesso chiaramente questa Serie A è tutt’altra cosa, un altro tipo di emozione, altrettanto grande, ma ora me la sto assaporando realmente".
Parliamo di anni dopo, stagione 2018/19 con il Cittadella che sfiorò la promozione in Serie A. Sei stato votato come migliore portiere della Serie B. Nel tuo cuore cosa ti inorgoglisce di più: il tricolore visto da bordo campo o quel premio tutto tuo? "Ripensandoci, gli anni che ho fatto nel Cittadella, 4, sono stati anni veramente importanti per una cittadina di 15000 abitanti: riuscire a portare ogni anno la squadra ai play off e avvicinarsi al sogno di arrivare in Serie A è qualcosa di super. È diametralmente opposta alle città che lottavano per andare in Serie A, come l’Hellas, quando abbiamo perso la finale per salire. Mi ricordo Bari e tante altre piazze che hanno poco a che vedere con il popolo del Cittadella ed effettivamente avere vinto quel premio ed essere arrivato così in fondo per tanti anni consecutivi...L’emozione più forte è quella del Cittadella".
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