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Quattro domande, tre pareri in merito. I nostri pareri, a volte concordi e a volte discordanti tra di loro. Ecco ToroPreview: con l'arrivo del 2020, tre dei nostri giornalisti risponderanno alle domande della redazione, dicendo la loro sul futuro e sulle aspettative che hanno nei confronti del Torino per il prossimo anno. Opinioni personali a volte agli antipodi, per cercare di dare una visione più completa possibile al lettore sull’argomento trattato. Questa settimana, dall’altra parte del microfono ecco i nostri Diego Fornero, Silvio Luciani e Nicolò Muggianu.
Addio 2019, benvenuto 2020. È l'ora di trarre le somme dell'anno che si è appena concluso.
Fornero - Sarebbe forse troppo penalizzante definire questo 2019 come un anno del tutto negativo, perché oggettivamente - magari anche con un po' di aiuto del caso (vedasi la penalizzazione del Milan e l'esclusione dei rossoneri dall'Europa League) qualcosa di interessante si è visto. Sarebbe però altrettanto ingenuo definire la (dis)avventura europea come qualcosa di troppo positivo, sia per come è arrivata (perché, parliamoci chiaro, il Toro aveva fallito l'obiettivo qualificazione, sia per come si è conclusa (i Wolves sono un'ottima squadra, e lo dice anche la classifica di Premier League, ma si tratta comunque di un'occasione mancata). La sensazione è che, con l'addio di Petrachi e un ritorno in campo vigoroso del Presidente anche sulle scelte di mercato, sia mancato il guizzo e si sia perso qualcosa in termini di programmazione. Inoltre, intervenire sull'organico solo negli ultimi giorni se non negli ultimi minuti (vedasi Verdi) probabilmente non è stato un grande segnale. Insomma: definirei questo 2019 come un'annata sufficiente, da 6 in pagella, ma dalla quale sarebbe stato lecito attendersi di più, non solo in termini di gestione della Prima squadra ma anche della società nel complesso (ancora in ritardo su troppi fronti, da quello della squadra femminile a quello del marketing e comunicazione, con anche segnali poco incoraggianti giunti dal settore giovanile).
Luciani - Un 2019 a due facce per quanto mi riguarda. Arrivato a maggio ho pensato potesse essere l’anno della svolta ma l’inizio di questo campionato ha deluso le aspettative. Il Toro è passato rapidamente da un progetto sportivo in rampa di lancio alla contestazione. E ora il 2020 è da inventare da 0.
Muggianu - Il 2019, a mio avviso, è stato un anno più che sufficiente per il Torino. Non perfetto, sia chiaro, ma analizzandolo il più oggettivamente possibile mi pare che qualcosa di buono sia stato fatto. Procediamo con ordine: il 2019 si è aperto con la risalita del Torino, partito dai 27 punti del girone d'andata e arrivato fino allo storico record dei 63 di fine campionato. Con un settimo posto finale (era l'obiettivo di inizio stagione) che in condizioni normali sarebbe valso la qualificazione in Europa League sul campo. Poi il ripescaggio, il Wolverhampton ed il crollo verticale in campionato: difficile capire esattamente cosa sia successo, ma le mancanze sono state evidenti. Riassumendo: fino a giugno un 2019 da 8, da agosto a dicembre darei invece 5; la media fa 6.5.
Ora uno sguardo al futuro prossimo: quali sono le vostre aspettative per il 2020 del Torino?
Fornero - Partendo dall'analisi del 2019, è evidente che da questo 2020 sia lecito aspettarsi decisamente di più. Personalmente, ancora più che i risultati della Prima squadra (ovviamente fondamentali), vorrei vedere qualche segnale positivo da vari settori extra-campo. Innanzitutto, mi auguro di vedere Massimo Bava esprimere appieno la propria personalità sul mercato e sulla creazione della rosa. Poi, vorrei vedere il settore giovanile porre le basi per tornare quello di un tempo: la Primavera odierna è quasi "offensiva" se si considera la qualità delle squadre che l'hanno preceduta negli scorsi anni, e l'intero vivaio ha bisogno di una nuova scossa, proprio colmando quel "vuoto" lasciato da Bava, ora evidentemente concentrato su altri fronti. Inoltre, vorrei vedere il Torino fare passi avanti nell'ambito della Prima squadra femminile (i granata sono già in ritardo, e i ritardi si pagano): vederla sorgere nel 2020, magari accompagnata anche dalla tanto chiacchierata Squadra Under 23 (che tanto bene avrebbe fatto ai vari Millico, Buongiorno, ecc. ecc.), sarebbe già un ottimo risultato, anche qualora non si dovesse centrare una qualificazione europea al momento difficilmente pronosticabile.
Luciani - Io spero si gettino le basi per un progetto di crescita a medio-lungo termine. Non chiedo che si vinca lo scudetto in due anni, ma che si inizi a parlare di stadio nuovo, che venga ristrutturata la compagine societaria e lo scouting, che si punti a fare investimenti mirati ma significativi sulle strutture, sullo scouting e che si dimostri nettamente l’ambizione di fare il salto di qualità.
Muggianu - Mi aspetto un Torino che non starà fermo immobile (come ha invece abituato negli ultimi anni) sul mercato. Serve una scossa per provare a rimettere in piedi una stagione che, se dovesse finire come è cominciata, temo sarà il preludio di una rivoluzione in estate. Un progetto affinché venga percepito ambizioso da tutti va alimentato in continuazione, specialmente nelle fasi transitorie come quella in atto oggi. C'è tanto da lavorare, a partire dagli investimenti strutturali: nel 2020 mi auguro si risolvano in via definitiva le questioni riguardanti il Filadelfia, il Museo ed il Robaldo. E, perché no, se anche si iniziasse a parlare di un nuovo stadio di proprietà non sarebbe male.
La qualificazione alla prossima Europa League è ancora possibile? Sì o no: le vostre percentuali.
Fornero - La matematica non chiude la porta, ma al momento è difficile immaginare il Toro tra le prime sette della classe, ancor più per "demeriti" propri che per meriti di quelle davanti, che potrebbero anche alla lunga cedere qualcosa (come Cagliari e Parma, soprattutto quest'ultima qualora l'addio di Kulusevski si concretizzasse già a gennaio). Se dovessi esprimere una percentuale di riuscita, non andrei oltre il 25%.
Luciani - Non ho mai indovinato un pronostico nella mia vita, soprattutto sul Torino. Non mi sbilancio dando una percentuale perché numericamente il Toro ha ancora tutto nelle proprie mani. Fino al 70’ della partita con il Verona avrei detto di sì, ora ho molti più dubbi. Ogni volta che la squadra sembra uscita dalla tempesta riesce a complicarsi la vita da sola e questo è sintomo di fragilità. È molto molto dura, ai posteri l’ardua sentenza.
Muggianu - Secondo me il Torino ha poche possibilità a questo punto, ma anche 12 mesi fa si diceva lo stesso. Serve un girone di ritorno da Champions League per compensare un girone d'andata mediocre. L'unica alternativa resta puntare forte sulla Coppa Italia, ma resta pur sempre un trofeo ambito da tanti e non è facile che si ripeta quel che è successo lo scorso anno a Lazio e Atalanta. Dico quindi: Europa-sì 20%, Europa-no 80%.
Parliamo di mercato: domani si aprono le danze, in che zona del campo il Torino avrebbe più bisogno di rinforzi?
Fornero - Se rispondessi: un po' ovunque tranne che in porta, non mi allontanerei molto dalla verità. Reparto per reparto, se in difesa partono Bonifazi (che Mazzarri non vede affatto, scelta che non condivido) e Djidji, la coperta si accorcia e si potrebbe intervenire con un rinforzo, magari un giovane di prospettiva? Per la mediana, partendo dal presupposto che un centrocampista capace di fare gioco manca praticamente da sempre, è scontato dire che servirebbe un innesto di qualità, ma a che prezzo? E soprattutto, a gennaio su chi si può puntare? Intervenire in questo reparto è davvero complesso. Infine in attacco: tutto dipende da Zaza. Chiaramente, se parte va sostituito, ma anche in questo caso sappiamo che non sarà semplice trovare delle alternative a gennaio, soprattutto dopo aver realizzato una quasi certa minusvalenza con l'attaccante lucano. Una cosa è certa: la prima cosa da fare è sfoltire la rosa: avere il coraggio di lasciar partire Edera e Parigini (eventualmente anche a titolo definitivo, se davvero la società non ci crede), prestare Millico a chi avrà il giusto coraggio per dargli spazio, scegliere la giusta destinazione anche per chi - come Rauti e Buongiorno - è rimasto in rosa ma ora ha bisogno di crescere. Su questo non si può transigere.
Luciani - Se non parte nessuno, a centrocampo. Se Zaza andasse via allora servirebbe anche una prima punta e proprio per questo io non lo venderei. Se gestito bene Zaza è un signor attaccante e trovare una “riserva” di quel calibro a gennaio non è facile. A centrocampo serve un palleggiatore: Baselli (sottovalutatissimo dagli addetti ai lavori) è l’unico a cui non scotta la palla tra i piedi. Se manca lui (SPAL docet) il Toro fatica a gestire il pallone.
Muggianu - Se Mazzarri intende proseguire il campionato con il 3-4-3 visto nelle ultime giornate (e considerato che Millico, Edera e Parigini dovrebbero partire in prestito per giocare con continuità), il Torino potrebbe aver bisogno almeno di un esterno d'attacco. Anche a centrocampo andrebbe fatto qualcosa: serve un mediano di esperienza e qualità, che riesca a sostenere il reparto nelle fasi delle partite in cui la squadra va in apnea. Il problema del mercato di gennaio però, fondamentalmente, resta lo stesso: chi ha giocatori forti non li cede, salvo offerte fuori mercato. E al Torino storicamente non piace sopravvalutare i cartellini dei giocatori che acquista. Vedremo cosa accadrà.
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