La sconfitta di ieri a San Siro, così come quella contro il Genoa, seppur cocente, non intacca la stupenda stagione degli uomini di Ventura. Il sogno di qualificazione europea è svanito definitivamente, ora che anche la matematica condanna i granata. É stato bello crederci, è stato ancor più bello provarci. Da anni non si vedeva un Torino tanto caparbio, quanto competitivo e capace di stupire. Una squadra in grado di convincere anche i più scettici, anche chi ormai aveva perso ogni speranza.
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Toro: queste tre sberle non plachino la voglia di tornare protagonisti
Contro i rossoneri, il Torino si è presentato in campo con una formazione molto rimaneggiata a causa delle molteplici defezioni, senza Quagliarella, né Maxi Lopez, senza Bovo e Maksimovic. Senza cambi, come per gran parte della stagione, dovendo riadattare un giocatore come Darmian in un ruolo, quello del marcatore di destra, sì ricoperto in passato, ma ormai tanti, troppi mesi fa. Sono venuti meno gli automatismi, gli schemi non erano più gli stessi. Probabilmente sono mancate anche le giuste motivazioni, nonché il fiato, la testa e le gambe. Insomma, contro il Milan - ma non solo - è mancato il Toro.
Lo stesso Toro che ha saputo emozionare il proprio pubblico durante tutto l'anno, lo stesso che aveva vinto a San Siro contro l'Inter. Quello che ha sbancato il San Mamés - una sera destinata a restare nella storia del calcio mondiale -, quello che è tornato a tingere la città di color granata durante il derby della Mole: il più affascinante, il antico d'Italia.
Lo stesso Toro che ancora una volta è costretto a commentare il segno meno nel bilancio de favori ricevuti-torti subiti. Lo stesso Toro - non dimentichiamocelo - che faticò a trovare la giusta amalgama e la via del gol ad inizio stagione. Quello che perso in casa contro il Verona, il Sassuolo, la Lazio (ci poteva stare) e l'Empoli.
Tra gol, tre sberle. Tre polpette al cianuro impossibili da digerire. Nella casa del diavolo, la squadra di Ventura ha provato a giocarsi fino in fondo tutte le proprie carte, anche quelle nascoste sotto il tavolino. Compattando lo spogliatoio - probabilmente il più sano dell'era Cairo -, raggranellando le ultime energie, fino a raschiare il fondo del barile. Il secondo gol, su un rigore causato da un fallo piuttosto evitabile, ha poi tagliato le gambe ai granata.
La stagione che si avvia alla conclusione - contro il Cesena non resterà che scendere in campo, per divertirsi e far divertire il pubblico che ama il gioco del pallone -, ci dice che il Torino ha solide fondamenta, sulla quali si può e si deve costruire una grande opera. Ma queste da sole non bastano. Nel mercato estivo il club dovrà necessariamente alzare l'asticella: per non farsi trovare impreparato alla ripresa dei giochi, per puntare ad essere di nuovo protagonisti. Da subito.
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