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Adem Ljajic
Altro giro, altra panchina. Adem Ljajic ancora fuori dai radar di Mazzarri nel derby della Mole: eppure sembrava essere la partita giusta per lui. Il Torino non ha idee, e alla fine è la Juventus a portare a casa la stracittadina. Un match a tratti soporifero quello andato in scena all'Olimpico Grande Torino. Sugli spalti l'atmosfera è quella delle grandi occasioni, ma in campo i granata sono timidi. La squadra di Walter Mazzarri subisce la mazzata del gol ospite, e non riesce a reagire. I granata sono spaesati, intimiditi e non provano mai la giocata: solo Niang cerca di dare una scossa, ma la Juve si chiude bene contro un Toro tutt'altro che arrembante.
SOLO PANCHINA - Il tecnico di San Vincenzo nel post-gara affermerà, convinto delle proprie scelte, "Tornassi indietro sceglierei lo stesso undici". Forse al Torino è mancato qualcosina a gara in corso. L'ingresso di Niang è stato positivo ma ai granata, specialmente negli ultimi minuti, è mancato chi davvero potesse accendere la luce con una giocata, un tiro da fuori, un colpo di fantasia. E' mancato probabilmente Adem Ljajic. Dal suo arrivo, Mazzarri non gli ha mai concesso nemmeno un minuto, preferendogli qualunque altra scelta offensiva: prima Berenguer, poi un partente Boyé ed infine Edera, nel derby di ieri. Certo, il canterano granata è anch'egli un giocatore talentuoso e importante. Ma resta un'altra esclusione rumorosa per un giocatore che ormai appare sempre più fuori dai radar del nuovo allenatore, che persiste nel non dargli nemmeno una possibilità a gara in corso.
"CASO - Al Toro mancava qualità, personalità, mancavano idee specialmente nel raccordo tra centrocampo e attacco. La domanda a questo punto sorge spontanea: davvero non poteva servire Ljajic? "Inserendo Edera ho voluto mandare un segnale. Da quando è rientrato dall'infortunio è uno di quelli che in allenamento ha dimostrato più voglia, quello che ha corso di più" ha spiegato Mazzarri nel post-gara (LEGGI QUI). Il tecnico non nomina l'ex pupillo di Mihajlovic, ma il riferimento suona chiaro, così come quel "Con me per giocare non serve avere il nome roboante, ma serve correre" pronunciato pochi giorni dopo il suo arrivo. Ljajic in granata ha dimostrato di poterci stare eccome, e questa sorta di "accanimento" nei suoi confronti adesso fa sorgere qualche perplessità. Tuttavia, è chiaro ed evidente che sia l'allenatore a scegliere i giocatori da mandare in campo, avendoli sotto gli occhi tutta la settimana. A questo punto resta da capire quale sarà il futuro di Ljajic al Torino da qui a fine campionato: Mazzarri prima o poi gli darà una chance o continuerà a non considerarlo come succede oggi? Soprattutto, il trequartista serbo avrà la volontà e la capacità di fargli cambiare idea?
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