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Toro scornato, a Cagliari una sconfitta amara

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La sconfitta a Cagliari?  Il solito Toro dell’ultimo quarto d’ora!  La paura tremar le gambe fa, la squadra arretra il baricentro lasciando l’iniziativa  agli avversari  che  segnano all’87 minuto lasciando il Toro scornato.  Molte...
Gino Strippoli
Gino Strippoli Condirettore editoriale 

La sconfitta a Cagliari?  Il solito Toro dell’ultimo quarto d’ora!  La paura tremar le gambe fa, la squadra arretra il baricentro lasciando l’iniziativa  agli avversari  che  segnano all’87 minuto lasciando il Toro scornato.  Molte colpe su questa sconfitta son di certo da attribuire a Padelli, reo di una prestazione negativa legata ai due gol presi su calcio di punizione. Il numero uno granata è indifendibile visto che  le due punizioni erano tutt’altro che impossibili da parare. Se in questi mesi il sottoscritto lo ha sempre difeso oggi sarebbe davvero ridicolo farlo. Nessuna scusante anzi nasce il problema . Il ragazzo come è successo a Livorno ha preso gol su calci piazzati ma uno tirato da trenta metri e un altro  dal limite dell’area. Sul primo gol, anche se la barriera si apre in una bella voragine per la fucilata  di Conti, il portiere è nettamente in ritardo ed in più posiziona solo tre uomini a murare il cagliaritano. Pochi! Nella seconda rete vola  sfarfallando  il tiro forte ma centrale, anche se carico d’effetto.  Il tiro poteva essere parato vista la considerevole distanza da cui è stato effettuato.  Insomma Toro giustiziato per il secondo anno di seguito da Daniele Conti e dal Cagliari. Ed è un peccato perché la partita, per quasi tutti 95 minuti,  l’hanno condotta i ragazzi di Ventura eccezion fatta per due  fiammate  rossoblu che hanno messo in ginocchio la squadra.  Al di là di Padelli diventa difficile trovare un insufficienza tra i giocatori del Toro, forse il solo El Kaddouri ha sbagliato molto ma poi è  riuscito anche a regalare un assist per  Immobile e per la palla del pareggio. Bovo ha dato vita a molta regia trovando sovente ottime verticalizzazioni, Moretti ha annullato Ibarbo, Brighi, Vives  e Basha han tenuto bene il centrocampo, D’Ambrosio e Darmian  hanno concesso poco ai loro rispettivi avversari. Immobile ha segnato un bel gol oltre ad aver impegnato Avramov  con una bella girata nel primo tempo e Cerci ha fatto il Cerci ma senza gol, sfornando molti palloni a centro area , andando al tiro , scattando sempre sulla sua fascia bruciando i suoi avversari.  Un neo alla sua prestazione lo possiamo trovare nel suo troppo egoismo  al 15 ‘ quando, sullo zero a zero,  in un contropiede due contro uno si intestardisce in un dribbling ( perso) al posto di passare la palla a El Kaddouri tutto solo . Ma la sua prestazione è sopra le righe.  Ma allora cosa non funziona in questo Toro che perde spesso la tramontana sui fine partita?  Su 21 gol subiti ben 12 sono arrivati da palle inattive! Questo è già un grosso problema perché vuol dire che in 12 occasioni che gli avversari han fatto gol c’è stata poca concentrazione che vanno a sommarsi ad evidenti errori di piazzamento del portiere sulle punizioni ( almeno tre). Poi c’è  El Kaddouri: già a Livorno e anche con la Roma e si è ripetuto con  il Cagliari il ragazzo sembra poco integrato nel gioco granata, spesso vaga  sul campo senza costruire nulla e senza toccare palla. In certi momenti sembra inesistente se non quando sbaglia stop elementari regalando palla agli avversari. E’ vero ha fatto l’assist per il gol del pareggio granata ma è davvero troppo poco.  Per il gioco espresso, visto che il Cagliari è stato solo cinico ( e non è poco!) il Toro potenzialmente questa partita poteva vincerla visto che  raggiunto il pareggio ne era il controllore per poi perderne il controllo inspiegabilmente negli ultimi minuti. In ogni partita la crisi granata, che non è solo di Padelli, si materializza  quasi automaticamente in una sorta di “arretriamo e difendiamoci”, ecco che gli avversari iniziando a pressare vanno a conquistarsi angoli e  punizioni da dove fioriscono le reti .  Altro dato di fatto negativo riscontrato contro i rossoblù di Lopez e che ogni azione d’attacco è sempre in appoggio ai piedi  di Cerci tant’è che la manovra granata, anche se  il numero undici è spesso irresistibile, diventa poi prevedibile.   Gino Strippoli (foto M.Dreosti)