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Vincere. Per la classifica. Per non rimanere indietro. Nel pomeriggio in cui hanno vinto tutte le dirette concorrenti del Torino (Sassuolo, Sampdoria, Verona, Genoa), il Toro non può permettersi passi falsi. Certo, rimanere nelle retrovie della classifica a metà ottobre non sarebbe grave e nemmeno riprovevole, ma è anche vero che una vittoria contro una ''big'' come l'Inter sarebbe una grandissima iniezione di fiducia per il trittico di gare che attendono il Torino: Napoli, Roma e Livorno. Ventura arriva un po' incerottato alla sfida: senza Rodriguez, Bovo ed El Kaddouri, il tecnico dovrà fare affidamento su Farnerud, Pasquale e Darmian centrale, ruolo nel quale, comunque, ha sempre fatto bene. L'Inter è una squadra tosta, non è la formazione arrendevole di cui tanto si è discusso l'anno scorso. Ma, tuttavia, non è ancora solida, Mazzarri sta lavorando sulla sua creatura come creta ancora fresca: per questo motivo il Toro, se giocherà da Toro - come ha già fatto quest'anno - ha più di una speranza di portare a casa i tre punti. Indubbiamente il tasso qualitativo dell'Inter è superiore a quello del Torino, ma forse non era superiore anche quello della Juventus, che oggi è stata ridicolizzata dalla Fiorentina in 15 minuti? Che la Viola sia d'esempio, allora. Con la grinta, l'agonismo, la fame e il gioco (che al Torino non manca) si possono fare grandi cose. L'unica incognita potrebbe derivare dall'attegiamento del Torino. Troppo rinunciatario o troppo attendista. C'è bisogno di un compromesso: aspettare e poi colpire in contropiede? Forse. Già a Marassi abbiamo visto che Cerci, utilizzato nel 4-3-3, diventa devastante quando può approfittare di ampi corridoi laterali, zona di caccia preferita. Allora questa potrebbe essere una soluzione, senza esagerare però, cercando di imporre il proprio gioco a prescindere. Perchè si gioca a Torino, davanti alla Maratona. Calda, carica e passionale.Federico LanzaFollow @LanzaFederico (foto Dreosti)
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