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E' bello, per chi ama il Toro, vedere tutto il gruppetto che abbraccia un incredulo Danilo D'Ambrosio dopo il 3-2, “picchiandolo” affettuosamente sulla schiena, abbracciandolo, tirandogli la...
"E' bello, per chi ama il Toro, vedere tutto il gruppetto che abbraccia un incredulo Danilo D'Ambrosio dopo il 3-2, “picchiandolo” affettuosamente sulla schiena, abbracciandolo, tirandogli la maglietta. Ci sono tutti, con lui, sotto la Maratona: quelli deludenti e delusi che non giocano quasi mai (Stevanovic), quelli che portano la fascia di capitano a 22 anni (Ogbonna), quelli che forse adesso iniziano a far vedere davvero chi sono (De Vezze), quelli che possono anche sbagliare ma ci hanno sempre messo un cuore e due polmoni, interi (Garofalo)... Tutti ad abbracciare il ragazzo che, anche lui, sta tornando quello che era quando già qualcuno pensava che si fosse montato la testa. Semmai, potrà farlo ora, dopo aver segnato una doppietta stile Bianchi; ma non lo farà. Lerda non gli permetterà di farlo, lui che é cuneese dentro dove “cuneese” va letto nell'accezione di “umile”, refrattario alle celebrazioni, tantopiù all'esaltazione, di sé e di chi con lui lavora tutti i giorni.
"Bello dunque vedere un Toro che vince ancora. Con fatica, perché é una squadra di Serie B come tutte le altre, e non ha alcun diritto divino che le permetta di farlo senza meritarlo. Ma il Toro vince ancora, e anzi, soprattutto: non perde più, come invece accadeva con allarmante frequenza fino a poche settimane fa.Lo fa senza il centravanti, senza il suo naturale sostituto che é out per imposizione del giudice sportivo e senza l'altro giocatore che avrebbe potuto prenderne il posto che siede in tribuna per una scelta dell'allenatore che fa e farà discutere.
"Perché ci sono anche delle cose che non vanno, eccome: gli errori di Garofalo e Pratali che liberano al gol un Modena che altrimenti non l'avrebbe fatto mai, una quantità di imprecisioni dal centrocampo in su che limitano le possibilità offensive di una squadra che pure crea volume di gioco, una mediana che fa più che bene per la seconda partita consecutiva e che se lo facesse anche a Piacenza porterebbe i tre indizi che fanno una prova, e la condizione atletica che pare finalmente aver raggiunto ottimi livelli, in assoluto e forse anche in rapporto alle avversarie.
"E c'é Franco Lerda in panchina. Criticato anche ieri, per la gestione dei cambi (Belingheri che non usciva mai, preceduto dai meno peggiori Scaglia e Lazarevic sulla strada della panchina) e soprattutto per la questione Comi. L'idea che si potesse togliere il centravanti titolare da una partita importante e che il ragazzo avrebbe voluto giocare a tutti i costi quale il primo derby che da anni a questa parte sembrava alla portata della Primavera di Asta, faceva storcere il naso alla sola idea che poi questo potesse essere portato da Lerda solo in panca. Ma quando si é visto che al giovane centravanti é stata semplicemente tolta la possibilità di essere utilizzato, da una parte o dall'altra, allora é salita anche la rabbia verso una decisione che non si può definire altrimenti che assurda, il tutto all'insegna della disorganizzazione e della scarsissima comunicazione interna tra le varie anime della società. Chi vince ha sempre ragione, si dice; noi pensiamo che l'espressione sia semplicistica e ingannevole: chi vince ha sicuramente i suoi meriti e ha ragione su molte cose, ma non é necessariamente immuni da errori. E la presenza come spettatori di Comi, Cofie, Suciu mentre Tonino Asta sudava e gridava a dieci minuti in auto di distanza, era difficile da accettare. Al di là dei risultati, dell'una e dell'altra squadra.
"(foto M.Dreosti)
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