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Un Torino meno forte ma un Toro più forte

Redazione Toro News

Parlare del Torino 2009-2010 è improprio; esistono infatti un Torino estate-inverno 2009, ed uno inverno-estate 2010. Non è una novità, questa, anzi è una realtà che ormai tutti hanno ben...

Parlare del Torino 2009-2010 è improprio; esistono infatti un Torino estate-inverno 2009, ed uno inverno-estate 2010. Non è una novità, questa, anzi è una realtà che ormai tutti hanno ben chiara; ma mai quanto ieri è parsa una scissione evidente, anche solo nei numeri: negli undici usciti dal tunnel che dagli spogliatoi porta al campo, c'erano solo tre giocatori già presenti a Settembre. Di questi, uno (Arma) non aveva giocato praticamente mai, ed era -se si può dire- “nuovo” nei fatti. Di giocatori del precedente campionato, nemmeno l'ombra. Anzi: nemmeno il ricordo, forse. Cancellato; in alcuni casi per la pura volontà di dimenticare qualcuno, in altri per “sovrascrittura”, come accade al buon Colombo con il rampante D'Ambrosio.Una squadra nuova, dunque. Lo sa il pubblico, la curva, che ha cambiato la propria posizione nei confronti di chi scende in campo tributando sostegno ed affetto in luogo dei precedenti freddezza e contestazione; lo sa l'allenatore, costretto al genere di lavoro che normalmente si fa durante l'Estate nei pochi giorni tra una partita e un'altra. Colantuono invita tutti a considerare che ad un gruppo ancora da assemblare non si può chiedere troppo, e dice -con decisione e sincerità- che di partite come quella di ieri, contro l'AlbinoLeffe di Mondonico, vorrebbe viverne tante, il maggior numero possibile. Una formazione meno forte sulla carta, senza giocatori dalla lunga militanza in Serie A e che in curriculum hanno perfino la Nazionale; niente di tutto questo. Ma una squadra più forte, perché ha meno "cultura" calcistica ma ha le spalle più larghe e tornite, testa più leggera e meno paure, più coraggio e motivazioni, le famose motivazioni.Già da prima che si concludesse il Gennario rivoluzionario di Petrachi abbiamo “chiamato uno spirito”: niente di paranormale, solo qualcosa di granata. Abbiamo auspicato, più volte, il vedere quella vampata di tremendismo che a distanza di anni fu di nuovo presente nel 2005/2006. Con una squadra costruita in tempi (rapidissimi) e modi (con pochissima spesa) molto simili all'attuale, magari con più anziani e meno giovani in rosa, ma con la capacità di compattarsi e realizzare il miracolo. Non è una squadra che la gente ricordi perché ha incantato con il proprio gioco, o per aver realizzato molti gol; no. E non avrebbe potuto, come dice oggi Colantuono. Nemmeno questa può; ma può buttare il cuore oltre l'ostacolo, oltre l'assenza preventivata del leader Bianchi e quella improvvisa dell'altro riferimento Sereni; oltre i debutti di chi aveva visto solo (o quasi) la Serie C, come Scaglia ed Arma; oltre infortuni e improvvisazione. E' un miracolo quello che serve, e sembra di poter dire che questo gruppo di ragazzi abbia intenzione di provare a farlo.

(foto M.Dreosti)