toro

Undici uomini

Undici uomini - immagine 1
Giocare ed essere obbligati a vincere dopo quattro sconfitte non è facile. Non è facile soprattutto se la tua gente fischia ad ogni errore, fischi che possono nascere da lontano, da quindici anni di delusioni intramezzate qua e...
Redazione Toro News

Giocare ed essere obbligati a vincere dopo quattro sconfitte non è facile.

Non è facile soprattutto se la tua gente fischia ad ogni errore, fischi che possono nascere da lontano, da quindici anni di delusioni intramezzate qua e là da qualche raggio di luce.

Non è facile fare questo in assoluto ed è ancora più difficile farlo nel Torino dove i tifosi, unici in questo momento a rappresentare il trait d’union tra il Torino passato e il Torino attuale, non vogliono vedere undici professionisti che fanno il loro compitino in maniera sufficiente, ma vogliono vedere undici uomini che ci mettono l’anima e la passione in quello che fanno.

L’inizio del primo tempo è stato per certi versi imbarazzante, non si riusciva a cavare il classico ragno dal buco, tutte le iniziative venivano stoppate o da errori granata o dai giocatori atalantini e l’impressione che se ne derivava era che l’Atalanta spingendo un po’ di più sull’acceleratore non avrebbe avuto troppa difficoltà ad uscire con i tre punti dal campo.

Questa impressione è durata mezzora, mezz’ora nella quale al capitano del Toro, dal secondo sbaglio in poi, non è stato perdonato niente con fischi che si facevano sempre più insistenti.

In questa rubrica ho spesso criticato Rosina per la sua eccessiva ricerca della azione individuale, però oggi non era a mio parere il giorno giusto per fischiarlo a partita in corso, nella gara di oggi era il pubblico che doveva trascinare i giocatori, non il contrario. Fischi comunque che hanno facilitato il mister nella scelta di chi togliere per fare posto ad Abate a inizio ripresa.

Nel finale del tempo però il Toro rialzava la testa, gli undici professionisti poco alla volta si apprestavano a trasformarsi in undici uomini e anche il capitano con loro beneficiava dello stesso processo di miglioramento.

L’intervallo consentiva al mister oltre ad effettuare la mossa vincente di battere sulle corde giuste dei giocatori in modo da rassicurarli delle loro capacità e di rimandarli in campo come trasformati.

Nella ripresa finalmente il Toro aveva sostituito il torino, l’impegno e la voglia maggiori sono stati sottolineati dal pubblico che ha iniziato a sostenerlo.

Non sono stati comunque dieci giorni facili anche per GDB che nonostante, penso, abbia ricevuto dal presidente e dalla società attestati di stima e rassicurazioni sul mantenimento del posto di lavoro, sentiva che l’aria intorno a lui incominciava a non essere più limpida e cristallina.

GDB era nella posizione più scomoda perché il suo futuro poteva essere gestito da altri e non da lui in persona e i primi quarantacinque minuti probabilmente li ha passati a cercare come scuotere l’encefalogramma quasi piatto della squadra tra un tempo e l’altro.

Nell’intervallo qualcosa si è mosso e in campo è rientrato il Toro che vuole vedere la sua gente, undici uomini che non si tirano indietro di fronte a nessuno.

Undici uomini che hanno segnato due reti e poi hanno difeso senza troppi affanni il forcing finale atalantino; è da qui che il Toro deve ripartire,dalla chimica di squadra che si è materializzata negli ultimi quarantacinque minuti dopo che 17 tempi erano passati quasi tutti invano.

Semplicistica è l’equazione che Rosina sta al torino come la sua assenza sta al Toro, semplicistica e ingenerosa nei confronti di chi in un passato non troppo lontano ha contribuito alle gioie del nuovo Torino FC, anche se in questo particolare frangente può essere in parte vera.

Rosina ora non è al meglio della forma e il Torino attuale, anzi la sua classifica, non se lo può permettere in campo in queste condizioni; per recuperarlo occorre la politica dei piccoli passi, così facendo tutti ci auguriamo di rivedere al più presto il Rosinaldo ammirato prima che la firma del contratto lo trasformasse in Aldo Rosina, lontano parente di Alessandro.

Vincere dopo quattro sconfitte non è facile e lo puoi fare solo se sei un uomo prima di un calciatore, oggi chi è sceso in campo si è comportato da uomo e questo deve essere l’inizio, un punto di partenza non un punto di arrivo e per far si che questa stagione sia più positiva delle precedenti, non basta molto…basta volerlo!