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Pagellone di fine stagione / 20 anni più tardi, il Torino ritorna in Europa grazie al lavoro di Giampiero Ventura. Una rivoluzione a 360 gradi partita da lontano. Voto: 10
"Nell'ultimi anni, a Torino, si è sempre vissuto un po' così, alla giornata. Il futuro sembrava non avere importanza e le stagioni passavano senza che si vedesse all'orizzonte l'ombra del cambiamento. Il Torino F.C, perché così si chiama dopo che i tribunali ne hanno dichiarato il fallimento nel 2005 (beffardo il destino, eh? Pochi giorni fa gli stessi tribunali ne hanno sancito la completa rinascita), era diventato lo zimbello del calcio italiano: gestioni ridicole e acquisti scriteriati avevano fatto perdere l'amore e la passione dei tifosi verso questi colori. O perlomeno, la dignità. Quando il 6 giugno 2011, un terremoto scuote Torino: arriva Giampiero Ventura, che a Bari aveva fatto impazzire una città intera raccogliendo consensi a destra e a manca. E' l'inizio del cambiamento. Come finì quella stagione, lo sappiamo più o meno tutti: la promozione il 20 maggio sotto il diluvio, il gol di Beppe De Feudis, la risalita dagli inferi. E finalmente è serie A. Sudata, sofferta, meritata. Al marinaio arrivato da Genova sono serviti solo due anni per costruire una base solida, lo zoccolo duro come ama chiamarlo lui, che costituirà le fondamenta del Torino del futuro. Fondamenta che adesso sono solide, stabili, pronte a reggere il peso della Storia, che per troppi anni è stata disonorata. E la fiammella granata, finalmente, è tornata a brillare. E adesso è una candela.
"CHE FEELING CON I GIOCATORI Tanti l'hanno criticato per il suo ostracismo verso i giocatori della Primavera. E' vero, tra le fila di Moreno Longo ci sono parecchi elementi che avrebbe meritato di debuttare, ma il loro tempo arriverà. Ventura ha saputo costruire con i giocatori un rapporto molto speciale: il bastone e la carota, se usati bene, possono funzionare davvero e la terapia del sorriso, usata per sdrammatizzare, è servita a risolvere situazioni un po' spinose. Quando si parla di Ventura e dei suoi giocatori, viene in mente la scena del film Ogni maledetta domenica in cui Al Pacino tiene il famoso discorso motivazionale allo spogliatoio. Ecco, me lo immagino così, Giampiero, negli spogliatoi, a caricare ed incitare la squadra. Io con voi, voi con me. Ecco, qualcosa del genere. E non sorprendono le frasi, quasi degli slogan, che ogni domenica siamo abituati a sentire: frasi come Se vogliamo, possiamo o anche Non dimentichiamoci da dove veniamo. Sembrano frasi senza capo né coda. Il segreto di Ventura, però, è proprio questo: aver creato una mentalità vincente e aver insegnato che ognuno è l'artefice del proprio destino. E il Torino, che doveva salvarsi, passo dopo passo è arrivato fino in Europa League. Con le proprie forze, sulle proprie gambe, senza l'aiuto di nessuno e, anzi, con tanti bastoni tra le ruote. I granata non badano all'avversario, giocano per sé stessi e per il pubblico. Provano e riescono spesso ad imporre il proprio gioco. Che sia la Juventus o il Catania di turno.
"CULTO DEL LAVORO E DELLA PROGRAMMAZIONE Lavoro e programmazione: due parole che vengono pronunciate molto spesso, alle quali però è difficile far seguire i fatti concreti. Il problema è insito nel calcio italiano: non siamo capaci di aspettare. E i presidenti non sono capaci di far lavorare in tranquillità gli allenatori. In questo caso, però, Giampiero Ventura è stato bravo fin dall'inizio: ha saputo instaurare con il presidente Cairo un rapporto di fiducia, stima e rispetto reciproco, fondamentali per qualsiasi rapporto lavorativo che voglia risultare proficuo. Ha saputo, inoltre, imporre le proprie ragioni, a volte a voce alta, a volte discutendo davanti ad un caffè: quello che conta, alla fine, è il confronto. E su questo piano, il tecnico del Torino si è rivelato un grandissimo comunicatore e stratega (senza doppi fini): il bene del Torino è quello che conta. Il calcio di Ventura non dura 90' minuti: dura 24 ore su 24, sette giorni su sette. Si lavora, ora, per dopo, il futuro. Ogni passo è propedeutico al successivo. Ed immaginiamo che non si sia disperato molto per l'addio di Immobile: la sua macchina può perdere qualche pezzo, ma non può incepparsi. Chi lo sostituirà sarà un giocatore funzionale al progetto.
"IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE E adesso? Adesso sta al Presidente Cairo assecondare le richieste dell'allenatore e le ambizioni del popolo granata, che ha riscoperto la gioia di andare allo stadio e tifare una squadra che vince, da spettacolo e viene presa a modello da molti esperti del settore. Un plebiscito? Sì. La sentenza del CONI che permette ai granata di disputare il terzo turno preliminare di Europa League non è altro che la ciliegina sulla torta: un campionato superlativo concluso con un traguardo storico. Qualcuno avrà da ridire sull'eccessiva severità della sentenza, ma nessuno può esimersi dall'applaudire questo allenatore forse troppo presto scaricato dalle big artefice di un vero e proprio miracolo sportivo: Giampiero Ventura.
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