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di Ivana Crocifisso
Un Toro così, in casa, il pubblico dell'Olimpico non lo aveva mai visto. Tanto che, a differenza di molte altre volte, non si parla tanto del pareggio col Bari, squadra nettamente inferiore, o...
di Ivana Crocifisso
Un Toro così, in casa, il pubblico dell'Olimpico non lo aveva mai visto. Tanto che, a differenza di molte altre volte, non si parla tanto del pareggio col Bari, squadra nettamente inferiore, o dei punti di vantaggio sul Sassuolo - ridotti a tre – quanto della prova di forza di questa squadra, che non è riuscita a vincere ma ha convinto. E capita poi che nella migliore delle serate non tutto vada per il verso giusto – forse più al direttore di gara che ai giocatori in campo – trovandosi costretti a commentare un pareggio che non sta stretto, ma strettissimo. Ma non c'è rabbia o delusione, soprattutto tra i tifosi, solo consapevolezza e fiducia.Fiducia, perché questo è un Torino che si è tolto di dosso la paura che lo caratterizzava lo scorso anno. La paura di perdere, la paura di vincere, di non poter ribaltare il risultato. E anche di fronte ad una squadra, il Bari, che come tutte le avversarie arrivate qui all'Olimpico ha cercato di chiudersi a chiave dietro senza concedere nulla, il Toro ha dimostrato di essere cambiato. Non soltanto nei confronti di quel 'toro' di qualche mese fa, ma anche di quello delle prime giornate. Ventura ha sempre detto che quanto provato e riprovato in settimana non sempre si può proporre in partita, a causa di certi avversari. Ebbene, ieri – specie nel primo tempo – si sono finalmente visti i frutti di questo lavoro.Fiducia, perché al di là degli infortuni che hanno caratterizzato l'avvio del Torino, questo è un gruppo che può contare su giocatori, come Verdi e Odu, come Pagano quando rientrerà, come Suciu, e pensando anche a Guberti che fra qualche mese potrà dare una mano. Più che dei ricambi, che potranno così sopperire alla mancanza di giocatori, come ad esempio Stevanovic, che in questo avvio di stagione stanno giocando con continuità e che avranno per forza di cose bisogno di riposo.Fiducia, perché qualche mese sarebbe stato impensabile poter giocare senza Rolando Bianchi. Adesso no. Resta la rabbia per i maltrattamenti subiti dal capitano (che hanno riportato alla mente – ma solo in parte – quel Toro-Brescia di due stagioni fa) ma non si fa nessun calcolo. 'Salta Crotone, chissà Padova..' Niente di tutto ciò, com'è giusto che sia. Perché una squadra matura, come ieri è sembrato essere il Toro, non può pensare a questo, tifosi del Toro compresi. Fiducia perché alla faccia della stanchezza, dei falli, degli avversari chiusi, questo è un Toro che dà tutto, che non molla mai. Che gioca con la mente e anche con il cuore. E se per certi aspetti Ventura ha trovato in questo più una pecca che un pregio, è giusto anche ammettere che scalda il cuore vedere undici giocatori lottare fino al 50' del secondo tempo. Senza mollare. Come non accadeva da un pezzo.
(foto M. Dreosti)
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