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Vincenzo Bosia: il portiere del primo scudetto

Diego Fornero

Nell'iconografia della storia granata esistono alcuni temi ricorrenti: il primo è indubbiamente il "tremendismo", ma non si possono trascurare la forza...

Nell'iconografia della storia granata esistono alcuni temi ricorrenti: il primo è indubbiamente il "tremendismo", ma non si possono trascurare la forza del vivaio, la carica emotiva del Filadelfia ed, infine, la tradizione dei grandi portieri. Quell'ossatura che ha accompagnato la squadra nei momenti migliori della storia del Torino, partendo dall'ultimo grandissimo numero 1 (non ce ne vogliano i suoi successori...) Luca Marchegiani, e andando a ritroso scorrendo Giuliano Terraneo, il "Giaguaro" Luciano Castellini, Lido Vieri, Valerio Bacigalupo, Alfredo Bodoira, Aldo Olivieri, Giuseppe Maina ed, infine, il primo grandissimo fra i pali granata: Vincenzo Bosia, in arte "Censin".Nato ad Asti il 5 novembre del 1906, un mesetto circa prima che venisse fondato il Torino, Bosia aveva caratteristiche fisiche del tutto peculiari: alto 175 cm, aveva comunque sempre giocato da portiere, mettendosi in mostra nella "Laico" Asti, compagine che rivaleggiava, nella città del Palio, con la cattolicissima "Fulgor", fu ingaggiato nemmeno ventenne dal Torino, che gli offrì un buon contratto che gli consentì di rinunciare al suo "vero" mestiere, quello di garzone di un mastro bottaio. Dall'esordio, il 10 gennaio di quello stesso anno, furono ben nove le stagioni consecutive che lo videro difendere i pali del Torino, vera e propria bandiera dell'epoca e recordman di presenze fra i portieri di allora, collezionando 191 presenze in maglia granata.Nella prima stagione a Torino, fu subito Scudetto... o quasi. Il primo campionato conquistato con "Censin" fra i pali, infatti, vide la disgraziata revoca del titolo sportivo, in virtù del famoso Caso Allemandi. Per farla breve, anzi brevissima, nonostante le circostanza non siano mai state del tutto chiarite, quell'anno vi fu un tentativo di corruzione da parte della dirigenza del Torino nei confronti di Luigi Allemandi, all'epoca terzino sinistro della Juventus, al quale sarebbero state promesse cinquantamila lire per giocare male il derby e consegnare la vittoria ai granata, primi in classifica ma tallonati da Bologna e dalla stessa seconda squadra di Torino. Il Torino vinse la stracittadine per 2-1 ma il destino volle non solo che Allemandi risultasse il migliore in campo, avendo preventivamente incassato metà della somma pattuita (pur nel malaffare condiviso, era già presente il "mitico stile Juve"...), ma che la lite furibonda tra l'emissario del Torino e lo stesso giocatore juventino avvenisse alla fortuita presenza di un giornalista, Renato Farminelli, che denunciò la vicenda in un fortunatissimo articolo sul "Tifone", testata dell'epoca (chissà qualche prezzolato giornalista di oggi come si sarebbe comportato in una circostanza simile), e portò alla revoca dello Scudetto così conquistato per illecito sportivo, che comprensibilmente, vista l'evidente, per quanto goffa, scorrettezza, nessuno ha mai reclamato come "vinto sul campo"."Censin", però, giocava in una grande squadra, con il "bomber" Baloncieri a guidare la carica, e nella stagione successiva, '27/'28, fu di nuovo Scudetto, stavolta regolarmente assegnato e cucito sul petto dei granata per la prima volta nella storia. Se in Nazionale Bosia era chiuso dal bianconero Gianpiero Combi, fra l'altro molto simile fisicamente (174 cm di altezza!), al Torino fu determinante, distinguendosi per delle eccezionali doti di piazzamento e coordinazione, non solo tecnicamente molto affidabile ma anche vero "uomo squadra", legato ai colori che indossava. Adesso lo chiameremmo, forse, "il Gatto di Asti", con un po' di nostalgia nel pensare: ci sarebbe spazio per un portiere di questa statura nel calcio moderno? E, dilemma più localizzato, potremmo mai permetterci un portiere di questa caratura per nove stagioni consecutive? Per ora... limitiamoci a ricordare "Censin", scomparso nel '78, ma che oggi avrebbe compiuto 106 anni, da celebrare comunque con un granatissimo buon compleanno.Diego Fornero (Twitter: @diegofornero)