Chi balla di più nello spogliatoio del Toro?
Le voci
Vojvoda racconta: “Sono andato a Superga da solo e ho capito cos’è il Toro”
“Izzo. Anche Ansaldi. Aina mette la musica, ma quello che balla è Izzo. Che musica mette Aina? Hip-hop, ma anche musica italiana”.
Juric dà l’idea di essere molto severo. Quando entra nello spogliatoio c’è silenzio?
“Siamo come una famiglia, quando è ora di lavorare si lavora, poi si scherza e si ride, a volte andiamo anche a cena tutti insieme. Ma solo quando l’allenamento è finito”.
Dove ti immagini in futuro?
“Non lo so, io vivo giorno dopo giorno. Ogni giorno è una fortuna. Non so tra cinque o dieci anni dove sarò”.
Cosa ti dà la carica prima delle partite?
“Mio fratello. Ha sette anni più di me. Lui è quello che mi ha educato, che mi ha portato a giocare a calcio per la prima volta. Perché mio padre era soldato, gli interessava di più la scuola e diceva che nel calcio tanti lo giocano ma pochi diventano professionista. Invece mio fratello ci ha sempre creduto. Mi segue prima e dopo le partite. Mi critica spesso e mi dice dove devo migliorare. Per questo quando mi dice che ho giocato bene, allora gli credo”.
Chi si veste meglio nella squadra?
“Izzo. Si veste davvero bene. Non lo prendo in giro. Quando si veste elegante, si veste bene. Noi in Belgio usavamo un altro stile, non eravamo così eleganti. Anche Mandragora e Lukic sanno vestirsi molto bene”.
Quando fai shopping cosa ti piace comprare?
“Appena sono arrivato ho preso un monopattino perché non avevo la macchina. Per quanto riguarda il vestire, un mio ex compagno, Ujkani, mi ha insegnato un po’ di stile, ma a me piace vestire come voglio io, avere la mia personalità”.
Ansaldi non ha stile, vero? (Domanda di Borja Valero)
“Sì, non gli frega troppo di come viene vestito all’allenamento. A volte lo prendiamo in giro su come si veste. Ma non gli interessa più di tanto”.
Ma Bremer è davvero così forte?
“Veramente fortissimo. Anche lui ha fatto un salto di qualità incredibile. Un grande giocatore che può ancora migliorare tanto, perché è giovane. Ha rinnovato, speriamo di averlo ancora, sono contento per lui”.
In cosa ti impressiona di più?
“Fisicamente è molto forte, ma soprattutto lavora tanto. Me ne sono accorto fin da quando sono arrivato, era sempre in palestra o in campo. Già allora pensavo sarebbe diventato forte. E infatti ha fatto un salto di qualità incredibile”.
Che rapporto hai con Belotti e Vanja?
“Con Vanja molto buono, abbiamo anche giocato insieme allo Standard perché lui ha fatto un anno in prestito lì, quindi lo conoscevo già da prima. Era sorpreso quando sono arrivato. Mi ha aiutato e mi ha detto: ora vedi cosa è il calcio vero. Belotti? E’ il capitano, rappresenta bene il Toro, ha fatto 100 gol in Serie A. Da rispettare. In quest’ultimo periodo si è infortunato, non è sempre facile, ma lui dà tutto per squadra e società. Adesso ha fatto due gol, sono contento per lui”.
Quali sono i tuoi gesti scaramantici?”
“Io non ne ho. Ma prima della partita faccio una preghiera sul campo. Chiedo a Dio che non ci siano infortuni, né per noi né per l’altra squadra. Scaramanzia so che ce n’è nel calcio, ma non riguarda me”.
Nel tempo libero cosa fai?
“Quando sono da solo mi piace guardare la tv, Netflix, ascoltare la musica. Mi piace stare tranquillo a casa e ogni tanto mi alleno”.
Se non fossi diventato calciatore cosa ti sarebbe piaciuto fare nella vita?
“Ho sempre detto: se il calcio non va avrei fatto lavori manuali, tipo il meccanico o l’elettricista, perché mi piace lavorare con le mani. Ho finito le scuole, ma studiare non mi è mai piaciuto. Per fortuna ora sono pagato per fare qualcosa che mi piace”.
Che cosa ascolti come musica?
“Musica francese. Ma non fatemi cantare…”
Quale è la tua partita che ricordi più facilmente?
“La prima, contro la Fiorentina fuori casa. Nel momento in cui vestivo la maglia mi sono reso conto che sono arrivato in alto. Altrimenti la partita del primo gol con la Nazionale, in casa con la Repubblica Ceca, nello stadio pieno di tifosi”.
Cosa vuol dire giocare per la tua Nazionale?
“Vuol dire tanto. Giocare in Nazionale è come difendere il tuo paese. Il calcio può far conoscere il nostro paese un po’ di più. Io ho conosciuto amici italiani che non sapevano cosa era il Kosovo, e lo hanno capito grazie a chi gioca in Serie A come me Rrhamani e Muriqi”.
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