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Zac o chi ne fa le veci

Redazione Toro News

di Alessandro Salvatico

 

Chi ha seguito gli allenamenti che De Biasi ha fatto seguire ai suoi nei tre giorni torinesi prima della partenza per il ritiro estivo...

"di Alessandro Salvatico

"Chi ha seguito gli allenamenti che De Biasi ha fatto seguire ai suoi nei tre giorni torinesi prima della partenza per il ritiro estivo avrà visto, a bordo campo, Mauro Pederzoli. E non potrà non averlo notato costantemente impegnato al telefono; senza un minuto di sosta, letteralmente. Il neo-direttore sportivo sta lavorando a tempo pieno, come impongono i tempi, già avanzati per il calciomercato, e anche come impone il suo ruolo. Fino ad un mese fa, infatti, a tirare le fila del lavoro di costruzione della squadra c’erano Stefano Antonelli, Fabio Lupo e Valentino Angeloni. Ora c’è il solo Pederzoli. Il giovane e competente dirigente ha rilevato quasi naturalmente il ruolo dell’ultimo del terzetto: da osservatore di lungo corso qual è, ha tutte le carte in regola per rimpiazzare quello che era il capo dei suoi ex-colleghi. Ma gli incarichi sulle sue spalle sono anche quello di direttore sportivo, come da nomina ufficiale, e di amministratore delegato, qualifica di Antonelli che in parte svolge anche lo stesso Cairo.

"Pure il presidente, infatti, sta lavorando molto per il suo Toro, sobbarcandosi una quantità di incombenze notevole. Ma il numero uno granata ha anche altro da seguire, come le sue aziende. E Pederzoli deve correre per il mercato. In una squadra di calcio, però, non c’è solo la costruzione (estiva) a pesare: c’è anche la sua gestione. Aspetto forse non più delicato di quello degli acquisti e delle cessioni, ma probabilmente più complesso; richiede personale sensibile ed esperto. Personale che nella società di via dell’Arcivescovado manca.

"Si è recentemente fatto il nome di Zaccarelli: curriculum, caratteristiche e carattere, granatismo sono tutti elementi che ne fanno l’uomo ideale per un ruolo simile. In realtà, siamo tutti ben consci della difficoltà della realizzazione di una tale ipotesi: né la proprietà granata né lo stesso diretto interessato lasciano spiragli per una simile possibilità. Essere consci della realtà, comunque, non impedisce di pensare che entrambe le parti potrebbero fare un passo l'una in direzione dell’altra, per il bene comune: il bene del Toro.

"Ma anche accantonata l’ipotesi-Zac, resta comunque evidente la necessità di provvedere in tal senso in seno alla società. Un’evidenza solare, che a tratti diventa imbarazzante, quando ci si mettono di mezzo avvenimenti o dichiarazioni potenzialmente destabilizzanti, come quelle che è tornato a rilasciare David Di Michele. Dopo aver espresso amore per Napoli auspicando “un accordo tra le società”, salvo poi smentire per poi rafforzare nuovamente per bocca del suo procuratore, l’attaccante ha dichiarato lo stesso affetto per la Roma, che “sarebbe il massimo” e che spera “si possa concretizzare”. Anche stavolta, poi, è sembrato correggere il tiro, ma non poi molto, in effetti, se si è limitato come pare a far sapere che “non c’è nulla” (con suo rammarico, a questo punto).

"Scorrere le notizie provenienti dalle altre squadre di Serie A non riporta a nessun virgolettato di un tesserato che dica “Sogno la tal squadra” mentre è impegnato con la propria, specie in una fase come questa, in cui la propria società palesa qualche difficoltà ad ottenere ciò per cui lavora. A chi deve rivolgersi, il Di Michele scontento di turno? Forse al presidente, che però dovrebbe essere impegnato a seguire il lato prettamente economico del suo club (oltre che delle proprie aziende), in particolare durante le settimane del calciomercato, e che davvero non può farsi carico di ogni questione interna in prima persona. Non certo al direttore sportivo, assunto per altri scopi. A chi, dunque? Ad una figura che nel Torino non c’é.

"Eppure proprio il Torino ha delle possibilità che altri non hanno: ossia degli uomini di valore che non aspettano altro che una chiamata, perché hanno il granata sotto la pelle, e che spenderebbero tutti se stessi per fare del bene al Toro. Uomini che conoscono il calcio, come uno Sclosa, cresciuto al Fila; come un Claudio Sala, che conosce l’ambiente come pochi altri; come Giacomo Ferri, che poco tempo fa ci ha ribadito quanto avrebbe piacere di lavorare per questa società. Uomini che metterebbero la loro esperienza, la loro faccia e la loro forza di carattere al servizio della squadra. Figure spesso non meno importanti di un calciatore di talento.