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Zenga batte Longo: con la tattica e con i cambi ha ragione l’Uomo Ragno

Zenga batte Longo: con la tattica e con i cambi ha ragione l’Uomo Ragno - immagine 1
Il Confronto / Il Cagliari ha sovrastato il Torino a metà campo. Il serbo avrebbe potuto dare un po’ di freschezza alla terza gara in otto giorni
Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

La prima volta di Walter Zenga contro Moreno Longo ha premiato senza se e senza ma l’ex portiere dell’Inter e della Nazionale. Una vittoria meritata da parte del suo Cagliari contro un Torino che ha rincontrato alla Sardegna Arena i fantasmi del periodo pre-Covid 19. Sono tornate in primo luogo le distrazioni che sono costate errori individuali abbastanza imbarazzanti, soprattutto se contestualizzati nell’ambiente della massima serie del calcio italiano. Gli errori gratuiti, espressione presa in prestito dal tennis, sembravano essere stati riposti in solaio nella lunga pausa forzata, almeno così era apparso nelle partite casalinghe con Parma ed Udinese. In realtà, sono riaffiorati puntualmente al terzo appuntamento in appena otto giorni. Finchè si parla di errori individuali sono certamente maggiori le responsabilità dei giocatori, ma come sempre è giusto chiedersi se la condotta globale di gara pensata dal tecnico abbia sortito effetti. E' chiaro che non sia così, considerando il primo tempo non all’altezza contro un avversario qualitativamente superiore in mezzo al campo.

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AMPIEZZA ROSA - Parlando delle scelte del tecnico: è indubbio che gli inserimenti al 59' di Cristian Ansaldi e Simone Verdi abbiano dato brio al Torino. Perché non effettuarli nell’intervallo? La domanda appare lecita, ma la risposta potrebbe essere una e una sola: sia l’argentino che il fantasista ex Napoli erano fermi da fine febbraio e rientravano da problemi muscolari, non avrebbero avuto perciò più di mezz'ora di gioco nelle gambe. Anche per questo, per la formazione iniziale, il Torino per la terza volta consecutiva ha fatto affidamento sugli stessi elementi (unica eccezione forzata Zaza, sostituito da Aina con Berenguer avanzato tra gli attaccanti). Alla lunga il peso fisico e mentale di tre gare in otto giorni si è fatto sentire e non poco, soprattutto a metà campo, dove il Toro era già costretto a pagare un gap tecnico e qualitativo. Un Lukic a centrocampo dall’inizio avrebbe sicuramente fatto comodo (considerando che Rincon anche ieri è sembrato scarico e con le gomme a terra), mentre invece è stato gettato nella mischia al 29’ della ripresa con Singo. È vero che la rosa è ridotta, ma almeno quei pochi arruolabili alla terza gara in otto giorni dopo quasi quattro mesi senza partite devono essere sfruttati appieno. Una lezione per Longo da non dimenticare nello sprint finale, soprattutto ora che risorse come Ansaldi, Verdi e Millico stanno tornando arruolabili.

MENTE SGOMBRA - Inoltre, la difesa è tornata ballerina e ha incassato ben quattro reti in 90 minuti contro il solo gol nei precedenti 180. Questo è il primo dato che deve far riflettere Longo. Zenga, invece, ha ritrovato alla Sardegna Arena la versione più spumeggiante del Cagliari, quella che aveva portato i sardi nella zona Champions League lo scorso autunno con Rolando Maran in panchina. Avrà un indubbio vantaggio Zenga rispetto a Longo nelle restanti giornate di questo lunghissimo campionato: una squadra dalla mente sgombra. Essere liberi psicologicamente, farà esaltare ancor di più l’estro rossoblù e il Cagliari potrà certamente togliersi piccole soddisfazioni da qui ad agosto. Mente libera che il Torino non avrà, soprattutto se i punti non arriveranno nella prossima settimana (match contro Lazio e Juventus). La classifica resta preoccupante, a maggior ragione se considerate le indubbie ingenuità di ieri, che non possono appartenere ad una formazione che vuole salvarsi.

 

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